La talentuosa scoperta del capitano Costa

Trebisonda, undici anni, frequentava la quinta classe della Scuola elementare “Salvatore Muzzi” nel popoloso quartiere di Porta Galliera.

Il 23 giugno 1927, durante la “Coppa Bologna”, manifestazione che vedeva in lizza tutte le scuole elementari del capoluogo emiliano, il Cap. Francesco Vittorio Costa (tecnico navigato dopo essere stato buon atleta con la “Virtus” di Bologna e campione italiano nella staffetta 4x400) venne colpito dalla freschezza e agilità di quella giovanissima atleta dai capelli crespi, che correva i 50 metri piani e saltava con grande slancio in lungo (3,52 m), e superava agevolmente la misura di 1,10 con una già apprezzabile sforbiciata la cordicella del salto in alto.

Le prime gare

Il 12 di gennaio del 1929, nei locali al coperto sotto le ampie tribune dello Stadio Littoriale (odierno Dall’Ara) si svolse la prima riunione di atletica leggera riservata alle Alunne dei corsi integrativi che per la prima volta erano chiamate in campo aperto a difendere i colori delle loro scuole.

Le due gare di salto videro entrambe la vittoria della frizzante Valla della scuola “Muzzi” (1,23 m e 4,04 m)1; nella gara di salto in lungo al terzo posto con 3,64 m si classifica Claudia Testoni (altra ragazzina “terribile” classe 1915, della scuola “Venezian”, scoperta anch’essa dal Cap. Costa).

Fu questo, almeno con i crismi dell’ufficialità, il primo degli oltre cento “scontri” fra le due stelle dell’atletica italiana che si ripeterà per oltre un decennio.

 

 

L’8 marzo la seconda riunione di atletica femminile: nelle due gare di salto in programma vinse ancora Trebisonda, migliorandosi nell’alto superando 1,28 m e saltando in lungo 4,01 m.

Claudia Testoni questa volta fu terza in tutte e due le specialità (1,20 e 3,88).

Mentre si svolgeva questa attività didattica l’on. Leandro Arpinati, podestà di Bologna, gettò le basi per la costituzione di una nuova Associazione Sportiva, la “Bologna Sportiva” che, nello spirito del suo ideatore, avrebbe dovuto raccogliere ogni branca della vita sportiva cittadina, nel magnifico tempio del Littoriale, individuato come sede ideale dell’iniziativa.

Inutile dire che la nuova società acquisì subito nelle sue file le giovanissime speranze Valla e Testoni, insieme ad altre piccole atlete postesi in evidenza nelle gare scolastiche.

 

 

Il 16 aprile sempre del ’29 era intanto giunta la terza riunione: la Scuola “Muzzi” prevalse sulla “Venezian” di una trentina di punti e si aggiudicò la vittoria finale.

Stupendo il duello fra Valla e Testoni nella prova di salto in alto, risoltasi a vantaggio di Trebisonda che riuscì a valicare 1,32 m sfiorando il record della manifestazione (1,35 m) che apparteneva a Eleonora Tonelli, anch’essa militante nella “Bologna Sportiva”, mentre la Testoni giunse seconda con l’ottima misura di 1,30 m.

La Testoni vinse invece il lungo con 4,08 m, gara nella quale la Valla fu solo quarta con 3,88 m.

Le due ragazze si cimentarono anche nella corsa veloce (50 m), ma vennero battute da Sara Zini della “Venezian” che uguagliò con il tempo di 7”4/5 il record della manifestazione di Cesarina Bernardi (Bologna Sportiva).

Esordio internazionale

In un momento in cui l’attività atletica femminile era ridotta a poca cosa, la “Bologna Sportiva” organizzò una riunione internazionale che a detta dei cronisti dell’epoca fu una fra le più complete manifestazioni svoltesi fino ad allora in Europa.

La “célèbre réunion” fu programmata proprio nei giorni in cui a Bologna si svolgevano i lavori del Congresso della Fédérazion Sportive Féminine International fondata il 31 ottobre 1921 dalla francese Alice Milliat ed alla quale aveva aderito anche la Federazione Italiana Atletica Femminile. Si iscrissero le migliori atlete in circolazione in rappresentanza di cinque nazioni: Francia, Gran Bretagna, Polonia, Cecoslovacchia e Italia.

 

La tredicenne Valla, che non calzava scarpette chiodate ma semplici scarpe da ginnastica, fu la vera sorpresa in quanto ottenne due quinti posti, con un riscontro tecnico veramente ottimo che il Resto del Carlino commentò con queste parole: «La Valla è stata la rivelazione della giornata e ha assai favorevolmente impressionato anche i tecnici e le concorrenti estere; è giovanissima, non avendo ancora compiuto i 13 anni.

Ha saltato m. 1,35 in alto e m. 4,72 in lungo, misure meravigliose per un elemento così giovane che, unitamente alla sicurezza dello stile, testimoniano di una classe così sicura da consentirgli a maturità atletica raggiunta, le più grandi speranze, purché s’intende, non abusi della sua energia».

La prima trasferta a Torino e l'inaspettato brevetto

Dopo l’esordio in campo internazionale, i dirigenti della “Bologna Sportiva” allestirono una squadra di giovanissime atlete, affidata alla guida del dirigente Italo Stancari, che fu iscritta alla 7a edizione dei Campionati Italiani Femminili in programma a Torino il 6 ottobre 1929 sul Campo Sportivo Militare di Corso Vinzaglio, in uso alla Società Ginnastica Torino.

 

Trebisonda Valla giunse quarta alla gara del salto in alto valicando 1,35 m (stessa misura per le atlete classificate dal 3° al 6° posto) nella gara vinta dalla triestina Ersilia Martini con 1,40 m.

La prima stagione agonistica della Valla si concluse a Bologna il 13 ottobre allo Stadio Littoriale con le prove dei brevetti atletici femminili, altra iniziativa riconducibile all’instancabile Cap. Costa. Trebisonda ottenne il brevetto di 3° grado (massimo livello) vincendo due prove, gli 80 metri piani (11”3/5) e gli 80 metri ad ostacoli (15”) ed ottenne anche 1,20 m nel salto in alto, 7,02 m nel getto del peso e 21,00 m nel lancio del disco.

 

Profumo di nazionale

Il partito fascista, conscio della portata della propaganda derivante dalle imprese sportive e con la sguardo rivolto ai Giochi Olimpici di Los Angeles, sollecitava le federazioni a cimentarsi con le altre nazioni. Marina Zanetti, da poco nominata Commissario Tecnico, allestì la sua prima nazionale per l'incontro programmato a Napoli il 19 giugno 1930 contro il Belgio.
Al fianco di nomi già noti alle cronache sportive la Zanetti compì un "atto di fede e di coraggio" e convocò la quattordicenne Trebisonda per la gara degli 80 metri ad ostacoli. La pista del Campo del Littorio, resa pesante dalla pioggia non favorì certo la "leggerezza" della ragazzina bolognese, che giunse terza nella gara vinta con il record italiano da Lidia Bongiovanni (14"1/5). Purtroppo la regola dell'epoca, che prevedeva la rilevazione cronometrica solo del primo e al massimo del secondo classificato, ci ha privati del riscontro tecnico della prima gara di Trebisonda in maglia azzurra. Per la cronaca le ragazze italiane si imposero sulle fiamminghe per 48 a 41: e' questa la prima vittoria ufficiale della nazionale azzurra di atletica leggera in un incontro internazionale.
Nella successiva tappa, in notturna a Firenze sulla pista della Giglio Rosso sul viale dei Colli la vittoria delle azzurre fu ancora più schiacciante (52 a 39) di quella ottenuta a Napoli: la sorpresa più grossa venne proprio da Ondina, che si prese il lusso di ottenere la rivincita sulle stesse avversarie, vincendo la gara nel tempo di 14" che rappresentava il nuovo primato italiano di specialità e batteva quello stabilito dalla Bongiovanni proprio a Napoli .
La notizia del record italiano fece eco nel circoscritto ambito dell'atletica nazionale e con questo risultato e altre prove positive la Valla staccò il biglietto per i III Giochi Mondiali Femminili in programma a Praga ai primi di settembre. L'esordio della Valla avvenne il 6 settembre 1930: la quattordicenne ragazzina dai capelli castani chiari si schierò al via della seconda batteria degli 80 ostacoli, dove giunse seconda dietro alla giapponese Michi Nakanishi (13"1), concludendo la gara in un probante 13"4 che abbatteva nuovamente il primato italiano di specialità. Il tempo a Praga non era dei migliori; per tutta la durata delle gare spirò un forte vento che sul rettilineo d'arrivo fu sempre contrario. La struttura leggera di Ondina non le consentì in semifinale di sviluppare la sua corsa agile e penetrante e la ragazza, giunta terza in 14", fu eliminata dalla gara in quanto alla finale accedevano solo le prime due classificate.
Un mese dopo Praga Ondina varcò nuovamente l'Appennino per recarsi a Firenze, dove il 5 di ottobre si disputarono i Campionati Italiani Femminili giunti alla ottava edizione. Era la seconda volta nella sua breve carriera che Ondina si presentava al via della massima rassegna italiana; la sua Bologna Sportiva la iscrisse a ben sette gare, cinque individuali e due di squadra. Ondina strabiliò gli astanti e tornò a Bologna con i suoi primi tre titoli italiani: 80 ad ostacoli col nuovo primato italiano di 13"1/5, salto in alto con rincorsa con la misura di 4,43 m e salto in alto da ferma con 1,13m, oltre ad un secondo posto nel salto in lungo da fermo con 2,19m). Si concluse così una stagione veramente eccezionale per la ragazzina bolognese: tre primati italiani stabiliti e tre maglie tricolore conquistate non erano certo un bottino trascurabile!
Anche la stagione 1931 si apre in maniera davvero sorprendente: in una riunione nazionale al Littoriale Ondina stabilisce due nuovi primati nazionali e ne uguaglia un terzo, portando il limite degli 80 ostacoli a 13 secondi netti e quello del salto in alto a 1,45 m. A fine maggio Firenze ospita le "Olimpiadi della Grazia", una manifestazione internazionale femminile giunta alla sua quarta edizione che era stata ideata dalla francese Milliat in evidente contrasto con la posizione di intransigenza assunta dal barone De Coubertin nei confronti dello sport femminile. Le gare si svolsero sulla pista della Giglio Rosso e ad esse parteciparono undici nazioni europee. I migliori risultati fra le atlete azzurre vennero proprio da Ondina Valla, che giunse seconda negli 80 metri ostacoli in 13"1/5 e quarta nel salto in alto (1,40 m). Ormai ci si aspettava da lei un record ogni volta che scendeva in pista; l'atleta rispose quasi sempre in maniera affermativa alle aspettative del pubblico e dei tifosi.

Il no del Vaticano

Nel 1932 Ondina aveva portato il primato italiano degli 80 metri ostacoli a 12"3/5: già questo risultato da solo avrebbe giustificato la sua inclusione nella squadra olimpica allestita dal Coni per i Giochi di Los Angeles. Purtroppo la fiera opposizione del Papa Pio XI alla partecipazione delle donne ai Giochi indusse il Coni (i Patti Lateranensi erano stati siglati da poco) a rinunciare alla presenza femminile nella squadra olimpica, e quindi Ondina rimase a Bologna.

Se avesse partecipato, con i suoi 16 anni, sarebbe stata la più giovane olimpionica italiana della storia.

Tanti successi e qualche sconfitta

A settembre del 1933 Ondina tocca l’apice a Torino nei Giochi Internazionali Universitari, a cui era stata ammessa per una clausola che permetteva la partecipazione anche alle giovani studentesse. Nell'arco delle tre giornate di gara Ondina ottenne ben 4 medaglie d'oro (100 m, alto, 80 ostacoli e staffetta 4 x 100 m), con l'aggiunta del bronzo nel salto in lungo, dove si era imposta la Testoni.

Ma non furono sempre rose e fiori.
Ai Giochi Mondiali che si disputarono a Londra nel 1934 Ondina non fu certo fortunata: nel salto in alto un ritardo nella presentazione in campo le impedì di effettuare un opportuno riscaldamento e fu subito eliminata. Nella sua gara "regina", gli 80 metri ostacoli, vinse la prima batteria in 12", uguagliando il suo primato italiano. Una errata informazione di un dirigente pregiudicò però il suo accesso alla finale: le venne infatti riferito che si sarebbero qualificate solo le prime due della semifinale. Quando si vide terza, e quindi esclusa, si innervosì e all'ultimo ostacolo incespicò e fu costretta al ritiro.

Nel 1935 Ondina conquistò la bellezza di 24 vittorie condite da 7 primati nazionali ed 1 eguagliato.
Nel successivo anno olimpico, Ondina entrò nei 19 anni. L'inizio di stagione non fu esaltante: pochi i successi, molti secondi posti (quasi sempre preceduta da Claudia Testoni), un solo record stabilito nella staffetta 4x100 in aprile a Firenze, dove il tecnico Comstock provò il quartetto che avrebbe schierato a Berlino composto da Bullano, Bongiovanni, Testoni e Valla.

L'Olimpiade di Berlino

La comitiva azzurra si riunì a Milano e proseguì il viaggio in treno. La squadra femminile azzurra era composta da soli sette elementi: Valla, Testoni, Gabric, Bongiovanni, Bullano, Agorni e Duvillard, queste ultime due nel ruolo di riserva. Il 3 agosto la prima a rompere il ghiaccio fu Claudia Testoni (passata dalla Virtus alla Venchi Unica di Torino) , impegnata nella 5° batteria dei 100 metri piani, dove venne eliminata. Due giorni dopo ebbero inizio le eliminatorie degli 80 ostacoli; le batterie di disputarono al mattino. La Testoni si impose facilmente nella prima batteria, andando a vincere nel tempo di 12". Ondina fu impegnata nella quarta ed ultima batteria del primo turno, dove si classificò al secondo posto con il tempo di 11"9 (primato personale).

Nella prima semifinale alle 17.30 di quello stesso pomeriggio Ondina disegnò la sua gara perfetta, priva di errori. Vinse in 11"6 sulla Taylor e sulla Steuer, che approdarono con lei alla finale. La Testoni, impegnata nella seconda semifinale, non era in condizioni fisiche perfette. Pur correndo sui suoi tempi abituali (11"8) non andrà oltre il terzo posto, che le valse comunque l'ingresso alla finale. Due azzurre in una finale olimpica di corsa veloce: una circostanza insolita per il settore femminile.

Guarda il filmato della vittoria di Ondina nella finale olimpica a Berlino '36

Sul filo di lana

La finale degli 80 metri ostacoli si corse il 6 agosto 1936 alle ore 17.30. Sappiamo tutti come andò sulla pista dell'Olympia-Stadion di Berlino. Claudia Testoni occupò la terza corsia e Ondina la quinta. Al primo ostacolo si registrò un leggerissimo vantaggio della Testoni, grazie ad una sua partenza più reattiva, ma le concorrenti erano praticamente sulla stessa linea: rimasero così, testa a testa, fino all'ultimo ostacolo, quando Ondina, la favoritissima Steuer, atleta di casa, e la canadese Taylor si gettarono sul filo di lana con un leggerissimo vantaggio sulle altre. Fu inequivocabilmente il petto di Ondina a tendere per primo il filo allontanandolo dalla Steuer e dalla Taylor. Il telecronista tedesco di getto certificò la vittoria di Ondina e anche il pubblico che gremiva le tribune dell'Olympia-Stadion urlò a gran voce " Valla, Valla, Valla" eleggendola sin da subito vincitrice della gara. Gli "occhi nudi" dei giudici tedeschi erano più propensi a privilegiare la maglia bianca di Anni Steuer che non quella azzurra di Ondina ma per fortuna era in funzione l'apparecchiatura "Kirby", perfezionata dalla Zeiss-Ikon in "Ziel-Zeit-Kamera", ed era in campo il Marchese Ridolfi in veste di giurato, che interpose i suoi autorevoli uffici per una corretta lettura del finish. L'attento esame della pellicola, durato un lasso di tempo che a Ondina sarà parso eterno, sentenziò la sua vittoria con un margine fin troppo esiguo (61 millesimi di secondo) sulla tedesca, con la canadese Taylor al terzo posto ed al quarto Claudia Testoni, che perse il bronzo per soli 7 millesimi. Per tutte e quattro le atlete il tempo ufficiale, ricondotto al decimo di secondo in ossequio alla regola in auge in quell'epoca, fu un salomonico 11.7.

L'olimpiade per le ragazze bolognesi non si esaurì con la gara degli 80 ostacoli. Ci fu da disputare la staffetta 4 x 100 e per un soffio Valla-Testoni insieme a Bongiovanni-Bullano non strapparono un bronzo insperato, dopo aver migliorato in batteria il primato italiano (48"6).

L'ultima Ondina

Il dopo giochi fu per Ondina un tripudio di inviti, incontri e festeggiamenti, che culminarono il 5 settembre con l'invito del Duce a Palazzo Venezia insieme a tutti i protagonisti di Berlino. La stagione agonistica si concluse senza altri exploit individuali, ma con il bel successo dell'Italia a Parigi contro la Francia. Nel 1937 i dolori alle ginocchia, già manifestatisi ai giochi, cominciarono a farsi più insistenti e costrinsero Ondina a ridurre sensibilmente la sua attività. Riuscì tuttavia, grazie anche ad un mutato atteggiamento tecnico, a migliorare il primato di salto in alto che apparteneva alla Testoni (1,54 m, Torino 27.9.36), portandolo al limite di 1.56 m che tanto avrebbe resistito nel tempo.

La performance fu resa possibile anche grazie ad una innovazione tecnica: Ondina aveva infatti abbandonato lo stile "Lewden", al quale l'avevano obbligata i tecnici, per dedicarsi con successo alla "doppia forbice" (stile detto anche "all'americana"). I problemi fisici la costrinsero poi a disertare i campionati italiani di Parma del 1938 e così pure quelli di Milano dell'anno successivo, quando vestiva la nuova maglia della Gil di Bologna. Saltò pure i Campionati Europei del 1938 (i primi al femminile), programmati a Vienna, nel corso dei quali Claudia Testoni si laureò campionessa europea degli 80 ostacoli e uguagliò il primato mondiale con il tempo di 11"6, non omologato dalla IAAF per mancata rilevazione del vento. Ondina tornò a cimentarsi nella massima rassegna nazionale nel 1940, con i colori della S.S. Parioli di Roma, società dove svolgeva anche compiti di istruttrice, vincendo il titolo del salto in alto (1,50 m) ma cedendo negli 80 ostacoli alla Testoni, assurta da qualche tempo a livelli di eccellenza assoluta con i due primati del mondo stabiliti nel 1939 (11"3). Una settimana dopo a Parma la nazionale italiana incontrò quella tedesca (i venti di guerra incombevano e nessuna altra nazione europea accettava ormai di incontrare l'Italia e la Germania, costrette quindi a duellare fra di loro): era il 28 luglio.

Ondina giunse terza nella "sua" gara e fu quella la sua ultima apparizione in azzurro. Ormai la sua attività agonistica si era infatti ridotta al minimo: la sua carriera sportiva si concluse nel 1943 gareggiando per la "Gozzi Sport" di Ferrara, dove era stata chiamata a vestire i panni dell’allenatrice. Sotto la sua sapiente e capace guida la società ferrarese vinse il titolo societario di Prima serie.

Spingendo il bottone qui sotto potrete leggere la tabella e consultare tutte le gare ufficiali in cui Ondina ha partecipato sia nei Club sia in Nazionale (gentilmente concessa da Gustavo Pallicca, giudice internazionale FIDAL e caro amico della famiglia De Lucchi Valla).

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